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Esami ecografici ed invasivi per il controllo della gravidanza normale e ad alto rischio da parte di esperti di livello internazionale.

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fetalcenter.it | Esami | Diagnostica prenatale invasiva

DEFINIZIONE. Le indagini di diagnosi prenatale invasiva hanno lo scopo di ottenere cellule di pertinenza fetale per vari tipi di analisi genetiche. I tessuti utilizzati dipendono dal tipo di diagnosi necessaria e dall’epoca di gravidanza (ovviamente, più precoce è meglio è).

FINALITA’. Tessuti fetali vengono richiesti fondamentalmente per due tipologie di indagini: cromosomiche e geniche. La “mappa cromosomica” è l’indagine più frequentemente richiesta ed è quella che viene utilizzata per diagnosticare o escludere la presenza di anomalie dei cromosomi, quali la sindrome di Down (trisomia 21), la sindrome di Turner (monosomia X) o altre anomalie di numero dei cromosomi. Questo tipo di analisi – la mappa cromosomica – non permette però di evidenziare eventuali malattie legate a singoli geni (come ad esempio talassemia, fibrosi cistica, distrofia muscolare). L’altra finalità dell’esame è quella di diagnosticare, appunto, tali malattie. In questo caso si va solo a verificare la presenza del gene normale o alterato per confermare o escludere la presenza della malattia genetica nel feto. Di solito questa seconda indagine viene riservata a casi particolari, nei quali uno o più dei familiari materni o paterni (o figli precedenti) sono risultati affetti dalla malattia in esame.

Un’altra indicazione, molto più rara, alla diagnosi invasiva, è il sospetto di infezione fetale, prevalentemente da rosolia o citomegalovirus (CMV). In questi casi il materiale biologico ottenuto viene utilizzato per ricercare il virus o il DNA del virus stesso.

TECNICHE. Come già detto, la tecnica utilizzata è funzione diretta del periodo di gravidanza e della tipologia di esame necessaria. Di seguito, riportiamo le caratteristiche delle tre tecniche principali. Tutte vengono eseguite mediante inserzione di un sottile ago nella regione addominale (tra il pube e la regione ombelicale) che viene guidato ecograficamente sino a raggiungere il tessuto obiettivo del prelievo (placenta per la villocentesi, liquido amniotico per l’amniocentesi, sangue nel cordone ombelicale per la cordocentesi).

VILLOCENTESI

(sinonimi: biopsia villi coriali, CVS).

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  • Quando si effettua?
  • É quella eseguibile più precocemente in gravidanza, dalle 11 settimane finite, sino, teoricamente, a fino gravidanza;

  • Cosa prevede?
  • Consiste nel prelievo di una piccola quantità di tessuto placentare che viene aspirato mediante un ago in una siringa.

    Il materiale viene poi preparato al microscopio e processato in modo diverso, a seconda delle necessità. Per avere un “cariotipo” o “mappa cromosomica”, atto a escludere la sindrome di Down, vengono messe in coltura le cellule i cui cromosomi vengono poi preparati ed analizzati. Tale procedura richiede in totale circa 12-20 gg, per l’esame completo. Al contrario, se l’obiettivo dell’esame è la ricerca di malattie geniche (talassemia, fibrosi cistica etc), allora viene analizzato il singolo gene, mediante metodologie di biologia molecolare. Tale procedura può essere molto più rapida (alcuni giorni) ma in alcuni casi in cui è necessario effettuare diverse ricerche può richiedere anch’essa più tempo;

  • É dolorosa?
  • La procedura è fastidiosa, ma eseguibile tranquillamente anche senza anestesia locale. La percezione di questo tipo di dolore dipende molto dal grado di ansia/stress della donna al momento del prelievo e dalla soglia di dolore, che è estremamente soggettiva;

  • Quanto dura?
  • In generale, dall’introduzione dell’ago la procedura dura pochi minuti. In casi eccezionali, la persistenza dell’ago in addome può essere più lunga;

  • Quali sono i rischi per la gravidanza?
  • Esiste un rischio di aborto connesso al prelievo di circa lo 0.5-1.0%, che vuol dire che 1 su 100-200 donne che eseguono il prelievo, una può andare incontro ad aborto, soprattutto nella settimana successiva alla villocentesi. Tale rischio è identico a quello dell’amniocentesi (vedi sotto). Tale tasso d’aborto è quello riportato dai principali studi internazionali su decine di migliaia di donne.

    Può essere necessario ripeterla? Molto raramente, può accadere che il materiale ottenuto (villi coriali) sia scarso, o che le cellule non crescano in coltura, talvolta per infezione della coltura stessa. In questi rari casi, si rende necessario ripetere il prelievo, per l’impossibilità di avere materiale adeguato alle analisi genetiche.

    Una villocentesi normale mi rassicura che il mio bimbo sia perfettamente sano? Assolutamente no. Permette di rassicurare che il suo bimbo non avrà anomalie del numero dei cromosomi, come la sindrome di Down, o la malattia eventuale per la quale è stata eseguita l’indagine molecolare (ad esempio talassemia o fibrosi cistica). Ma una mappa cromosomica normale NON significa assolutamente che quel feto non possa avere malformazioni fisiche anche gravi. Di qui l’importanza di eseguire ecografie accurate che sono, appunto, dedicate a questo.

  • E’ necessaria una preparazione?
  • A meno di prescrizioni particolari eventualmente del Ginecologo di riferimento, è necessario solo quanto segue:

    • Esibire gli esami effettuati in gravidanza relativamente al gruppo sanguigno (se RH negativo anche il test di coombs indiretto)
    • esami er epatite B, C e HIV (se già effettuati)

    Non è necessario essere a digiuno.

    E’ consigliabile avere una vescica moderatamente piena; pertanto, può essere utile bere circa 500cc di liquidi 1 ora prima della procedura e ricordarsi di non svuotare la vescica all’arrivo in Studio, ma chiedere eventualmente alla Segretaria in caso di urgenza.

    E Solo in caso di gruppo sanguigno Rh negativo, con marito/partner che ha gruppo sanguigno Rh positivo, è necessario:

    • Eseguire un test di Coombs indiretto prima di eseguire la procedura (portandolo con sé);
    • E’ consigliabile acquistare (con ricetta medica) in Farmacia già prima della procedura una fiala di Immunoglobuline anti-D e tenerla in frigorifero (in alcuni periodi, ve ne è scarsità nelle farmacie). Sono prodotte da varie aziende farmaceutiche; le più diffuse sono:
      • Partobulin  fl 1250 UI
      • Igamad fl 1500 UI
      • ImmunoRho fl 300mg

  • Dopo la procedura, sono necessari riposo o terapia?
    • In generale, non vi è necessità di riposo (a letto) o terapia alcuna. Tutti gli studi scientifici internazionali tranne uno non dimostrano alcun beneficio ad effettuare terapia antibiotica dopo villocentesi o amniocentesi e nessuna linea guida nazionale (SIEOG) ed internazionale (RCOG, ISUOG, AIUM) indica la necessità di effettuare alcuna terapia.
    • Un moderato riposo (astenersi da attività fisiche significative) è consigliabile nelle 12/24h dopo la procedura;
    • Solo casi selezionati, per miomatosi, contrattilità uterina accentuata o altre condizioni particolari, potrà essere prescritta una terapia di supporto a base di progestinici o antibiotici.

    E Solo in caso di gruppo sanguigno Rh negativo, è poi necessario procedere a somministrazione intramuscolo della fiala di immunoglobuline precedentemente acquistata, da effettuare RIGOROSAMENTE entro 72 ore dalla procedura invasiva.

    AMNIOCENTESI

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  • Quando si effettua?
  • Si può effettuare dall’inizio della 16° settimana, sino, teoricamente, a fino gravidanza;

  • Cosa prevede?
  • Consiste nel prelievo di circa 20 cc di liquido amniotico (le acque in cui si sviluppa il feto) che viene aspirato mediante un ago in una siringa (link video amnio). Dal liquido amniotico vengono poi raccolte cellule di origine fetale che sono presenti nel liquido stesso. Su tali cellule, possono essere effettuate le stesse analisi riportate di sopra a proposito della villocentesi;

  • É dolorosa?
  • La procedura è molto meno fastidiosa della villocentesi, praticamente molto simile come sensazione ad una iniezione intramuscolo. Non necessita anestesia locale. Anche in questo caso, tuttavia, la percezione del dolore dipende dalla emotività personale e dalla soglia di dolore, che è estremamente soggettiva;

  • Quanto dura?
  • In generale, dall’introduzione dell’ago la procedura dura un paio di minuti. In casi eccezionali, la persistenza dell’ago in addome può essere più lunga, in caso di contratture dell’utero o movimenti fetali che richiedono un’attesa o un riposizionamento dell’ago;

  • Quali sono i rischi per la gravidanza?
  • Esiste un rischio di aborto connesso al prelievo di circa lo 0.5-1.0%, che vuol dire che 1 su 100-200 donne che eseguono il prelievo, una può andare incontro ad aborto, soprattutto nella settimana successiva alla amniocentesi. Tale rischio è identico a quello della villocentesi (vedi sopra). Tale tasso d’aborto è quello riportato dai principali studi internazionali su decine di migliaia di donne.

  • Può essere necessario ripeterla?
  • Molto raramente, può accadere che le cellule non crescano in coltura, talvolta per infezione della coltura stessa. In questi rari casi, si rende necessario ripetere il prelievo, per l’impossibilità di avere materiale adeguato alle analisi genetiche.

  • Un’amniocentesi normale mi rassicura che il mio bimbo sia perfettamente sano?
  • Assolutamente no. Permette di rassicurare che il suo bimbo non avrà anomalie del numero dei cromosomi, come la sindrome di Down, o la malattia eventuale per la quale è stata eseguita l’indagine molecolare (ad esempio talassemia o fibrosi cistica). Ma una mappa cromosomica normale NON significa assolutamente che quel feto non possa avere malformazioni fisiche anche gravi. Di qui l’importanza di eseguire ecografie accurate che sono, appunto, dedicate a questo.

  • E’ necessaria una preparazione?
  • A meno di prescrizioni particolari eventualmente del Ginecologo di riferimento, è necessario solo quanto segue:

    • Esibire gli esami effettuati in gravidanza relativamente al gruppo sanguigno (se RH negativo anche il test di coombs indiretto)
    • esami er epatite B, C e HIV (se già effettuati)

    Non è necessario essere a digiuno.

    E’ consigliabile avere una vescica moderatamente piena; pertanto, può essere utile bere circa 500cc di liquidi 1 ora prima della procedura e ricordarsi di non svuotare la vescica all’arrivo in Studio, ma chiedere eventualmente alla Segretaria in caso di urgenza.

    E Solo in caso di gruppo sanguigno Rh negativo, con marito/partner che ha gruppo sanguigno Rh positivo, è necessario:

    • Eseguire un test di Coombs indiretto prima di eseguire la procedura (portandolo con sé);
    • E’ consigliabile acquistare (con ricetta medica) in Farmacia già prima della procedura una fiala di Immunoglobuline anti-D e tenerla in frigorifero (in alcuni periodi, ve ne è scarsità nelle farmacie). Sono prodotte da varie aziende farmaceutiche; le più diffuse sono:
      • Partobulin  fl 1250 UI
      • Igamad fl 1500 UI
      • ImmunoRho fl 300mg

  • Dopo la procedura, sono necessari riposo o terapia?
    • In generale, non vi è necessità di riposo (a letto) o terapia alcuna. Tutti gli studi scientifici internazionali tranne uno non dimostrano alcun beneficio ad effettuare terapia antibiotica dopo villocentesi o amniocentesi e nessuna linea guida nazionale (SIEOG) ed internazionale (RCOG, ISUOG, AIUM) indica la necessità di effettuare alcuna terapia.
    • Un moderato riposo (astenersi da attività fisiche significative) è consigliabile nelle 12/24h dopo la procedura;
    • Solo casi selezionati, per miomatosi, contrattilità uterina accentuata o altre condizioni particolari, potrà essere prescritta una terapia di supporto a base di progestinici o antibiotici.

    E Solo in caso di gruppo sanguigno Rh negativo, è poi necessario procedere a somministrazione intramuscolo della fiala di immunoglobuline precedentemente acquistata, da effettuare RIGOROSAMENTE entro 72 ore dalla procedura invasiva.

    CORDOCENTESI

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  • Quando si effettua?
  • Tecnicamente, si può effettuare più o meno dalle 18 settimane di gestazione, quando cioè si riesce ad inserire un ago nel cordone ombelicale sino a fino gravidanza;

  • Cosa prevede?
  • Consiste nel prelievo di 1-2 cc di sangue fetale che viene aspirato mediante un ago in una siringa (link video cordo). Dal sangue – la cui pertinenza fetale va verifcata in vario modo - vengono poi selezionate alcuni tipi di cellule utilizzate per varie ricerche che includono un cariotipo rapido (in 4-5 giorni rispetto ai 15 dell’amniocentesi), analisi del DNA etc. L’approccio al cordone viene anche utilizzato in quei rari casi di anemia fetale nei quali è necessario effettuare trasfusione di sangue in utero;

  • É dolorosa?
  • La procedura è molto simile all’amniocentesi, con la differenza che la durata della procedura può essere più lunga (vedi sotto). Non necessita anestesia locale. Anche in questo caso, tuttavia, la percezione del dolore dipende dalla emotività personale e dalla soglia di dolore, che è estremamente soggettiva;

  • Quanto dura?
  • La durata della procedura è estremamente variabile, potendo durare pochi minuti fino a 20, in alcuni casi. La durata dipende dalla facilità con cui si riesce ad inserire l’ago nel cordone ombelicale, che rappresenta una struttura molto piccola e difficile da fissare;

  • Quali sono i rischi per la gravidanza?
  • Esiste un rischio di aborto connesso al prelievo di circa il 2.0%, che vuol dire che 2 su 100 donne che eseguono il prelievo possono andare incontro ad aborto, soprattutto nella settimana successiva alla procedura. Tale rischio è identico a quello della villocentesi (vedi sopra). Tale tasso d’aborto è quello riportato dai principali studi internazionali su decine di migliaia di donne.

  • Può essere necessario ripeterla?
  • Di solito non viene ripetuta.

  • Una cordocentesi normale mi rassicura che il mio bimbo sia perfettamente sano?
  • Assolutamente no. Permette di rassicurare che il suo bimbo non avrà anomalie del numero dei cromosomi, come la sindrome di Down, o la malattia eventuale per la quale è stata eseguita l’indagine molecolare (ad esempio talassemia o fibrosi cistica). Ma una mappa cromosomica normale NON significa assolutamente che quel feto non possa avere malformazioni fisiche anche gravi. Di qui l’importanza di eseguire ecografie accurate che sono, appunto, dedicate a questo.